Le poesie di Franco

 

 

 

"L'unico re"

 

Quando le mani non sono più agili come prima,

quando le gambe si fanno stanche,

quando i passi scorrono più lenti

e il loro compasso si restringe,

quando socchiudi gli occhi

per mettere a fuoco qualsiasi oggetto,

e corrughi la fronte per liberare i pensieri,

ed una voce dietro di te ti sussurra

se vuoi aiuto o se hai difficoltà,

e tu, voltandoti, leggi sul volto

di colui che ha parlato,

un cenno, un moto di compassione,

in quel momento, se solo in quell'istante,

realizzi che in te molto, forse troppo, è cambiato.

Fermi il tuo pensiero,

l'albero giovane e forte,

che prima dava rigogliosi frutti,

ora inizia a coprirsi di rami secchi, inutili.

Gli occhi si inumidiscono di un velo triste,

perché hai capito chi ti ha reso così,

chi ti ha tradito.

E' vero, è lui!

L'unica cosa, implacabile,

che ha passato, presente e futuro,

e che nessun essere umano potrà mai fermare.

Il viaggiatore nascosto, impalpabile,

padrone di tutti noi.

Il tempo che passa.

 

 

"Tramonto di un amore"

 

Inverno.

Alberi spogli, rami secchi, spettri notturni,

al chiarore di una luna appena velata,

insonni come le mie notti.

Non riesco a riempire il vuoto dei miei pensieri,

fantasmi anch'essi di una mente svogliata, stanca.

Ritorno al ricordo di un viale di tigli,

stordenti con il profumo dei loro piccoli fiori,

ad una piazza inondata di sole,

in una splendida giornata di una maggio incantevole.

Lì ho incontrato lei.
I pigri rintocchi delle campane, sul finire del giorno,

cullavano quel sogno appena nato,

mentre piano piano il cielo sereno

si stava tingendo del blu profondo della notte.

Ricordi, soltanto ricordi.

Ora, disteso sul letto, mi volto e cerco lei,

ma la mia mano incontra solo un cuscino vuoto,

pervaso ancora del suo profumo.

L'alba di quel giovane amore

si è dissolta come le foschie mattutine,

ai primi caldi raggi del sole.

Ed ora il vagare, fra speranze e illusioni,

mi rende incerto,

inutile.

 

"Aridità e speranza"

 

Pagine bianche, vuote,

che non ricordano più lo scorrere lieve

di una penna pensante.

Uomini che rimpiangono le lacrime,

sofferte per un amore vero, perduto.

Madri, spose, che attendono invano

il ritorno di affetti uccisi da una guerra idiota,

in una parte del mondo a loro sconosciuta.

Televisioni, male moderno,

che gracchiano parole senza senso

e riempiono, ogni giorno,

di rumori stridenti, distratti ascoltatori.

Deserti dimentichi ormai da mesi

di vitali piogge ristoratrici.

Il cielo, il mare, la terra stessa,

hanno mutato il loro modo di esistere.

Animali, piante, fiori in estinzione perenne,

come i nostri pensieri che sbandano impazziti,

come alito su asfalti viscidi, ingannevoli.

Sogni infranti, brucianti,

speranze spente nei giovani da infami realtà,

regalate a piene mani da un mondo assurdo,

spietato, comandato dalla stupidità di coloro

che sanno solo esprimersi in "bla blo bla".

Veramente siamo ridotti così,

ad accettare, senza reagire,

questo giogo senza futuro?

Voglio ribellarmi.

Non farò finta di non vedere, di non sentire.

Proverò, con tutte le mie forze,

a poter cambiare qualcosa.

Forse è l'ultimo sogno, l'ultima utopia,

può darsi però che il mio piccolo mondo

avrà la speranza di vivere in quella stella

che ogni sera mi guarda

tra miliardi di luccichii.

 

 

 

"Il mare, il sogno, l'amore"

 

E' sera.

Sono affacciato alla finestra.

Davanti ai miei occhi

un tratto di mare increspato di bianco.

E' una sera senza nubi.

L'enorme disco rosso

sembra galleggiare sul mare.

Piano piano la luce abbandona il cielo,

ma il sole, ormai quasi sommerso,

dona una luminosità che, riflettendo sull'acqua,

rende il cielo stesso più splendente.

Torno indietro nel tempo

rivedo davanti a me Lei.

I suoi occhi, come due perle nere,

mi hanno stregato.

L'amore, quello delle paure, delle passioni,

dell'estasi e della disperazione, è tutto lì,

in quei due ardenti cerchi neri.

E allora? Allora ...

pensieri d'amore delicati come petali di rosa,

carezze donate, leggere, come sospiri del vento,

e baci appassionati, veementi,

come l'onda che s'infrange sulla scogliera,

danno l'esatta dimensione della mia passione.

Ora so che l'amore è una cosa diversa,

che l'amore è una cosa dell'anima,

e la mia mente, libera,

tra scintillanti arcobaleni di schiuma,

rischiara l'orizzonte dei miei sogni,

ormai ben visibile davanti a me.

 

"Notturno"

 

Il lampione all'angolo della strada,

quasi deserta ormai,

 sta facendo, con la sua luce accattivante,

una corte discreta ad una falena impazzita.

Il brusio dei pochi, frettolosi passanti,

si confonde con il brusio dei miei pensieri.

Cammino svogliato.

Il lampione ha compiuto la sua opera,

e la luce disegna sull'asfalto una sola ombra,

la mia.

E quell'ombra solitaria

mi riporta indietro nei ricordi,

a quella traccia, lasciata sul cuscino, dal tuo viso

e cancellata con un semplice, lieve gesto della mano,

che ti ha portata via da me.

A quel tuo sorriso, rimasto impresso nei miei occhi,

che somiglia sempre più ad una foto senza tempo.

A quelle tue lacrime, che hanno bagnato,

perdonandoli, i miei sensi di colpa

e che si sono trasformate, dentro di me,

in un fiume di rimpianti.

La strada è vuota, silenziosa,

anche l'insegna del bar, spegnendosi, abbraccia la notte.

Ed io cammino lentamente verso quella stanza,

ormai senza più profumi, senza più colori,

senza più te.

 

 

"Fine, inizio ..."

Sono seduto al tavolo,

alcuni fogli di quaderno sparsi qua e là,

la penna accanto.

Ho avuto un'ispirazione, desidero scrivere una poesia.

Comincio a mordicchiar la penna,

getto un'occhiata distratta fuori dalla finestra.

Rimango colpito dalla stupenda tavolozza di colori

che, in autunno, gli alberi disegnano sui campi,

sulle colline, sui boschi.

Foglie di un giallo lucente,

di un rosso acceso, di un bruno forte, intenso,

si sposano mirabilmente con i sempreverdi.

Un passerotto innamorato sopra un ramo cinguetta felice.

La prima rima ha già coperto il suo spazio sul foglio

quando, all'improvviso, un pensiero, come una folgore,

attraversa la mia mente.

Mi blocco, rifletto.

Quando scrivo poesie o i miei pensieri

in loro riverso tutto il mio essere,

le emozioni, le gioie, i tormenti,

il mio stesso stato d'animo vengono messi a nudo.

Le persone che leggeranno i miei scritti

capiranno veramente e in modo giusto

cosa esprimo attraverso loro?

Succede, è vero, a tutti coloro che scrivono per gli altri

di avere inconsciamente questo dubbio,

ciò mi fa sentire a disagio.

E se smettessi di scrivere

e privassi gli altri della loro curiosità?

del loro scrutarmi attraverso le rime?

E' un dubbio che dura un batter di ciglia.

Continuerò a scrivere per donarmi la gioia,

tramite la poesia, di sentirmi vivo, vero.

Tutto questo rimuginare mi ha fatto dimenticare

che ho finito proprio ora di scriverne una.

Inizia con "sono seduto al tavolo,

alcuni fogli di quaderno ... "

 

 

 

 

 

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